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Fuga, il canto dei popoli in cammino

Una corsa, un racconto, la storia di come l’uomo ha ingabbiato il tempo diventandone padrone

Che cosa succede quando incontriamo la musica? Fuga è il viaggio che comincia dopo questa domanda. Non trovando risposte univoche l’autore costruisce un sentiero letterario che si muove nel mondo dei suoni tra musica e poesia e ci aiuta a mettere a fuoco cose che nel profondo sappiamo  bene, ma che teniamo sottotraccia, nascoste tra le emozioni. Seguendo questo sentiero scopriremo che la musica a volte è già dentro le cose, e che le cose sono già in alcuni suoni. Che, a differenza delle altre arti, la musica comprende il movimento: c’è nell’istante in cui la ascolti e poi diventa altro e forse per questo si avvicina così tanto all’essenza della realtà. Dalla musica del cammino a quella di chi fugge, da quella di chi non può fuggire a quella degli invisibili, Fuga mette in evidenza il destino comune delle voci più diverse: il sogno che li ha messi in moto. Il legno del violino, il blues, la follia, la rivolta, il ritmo del ricordo, il canto di Auschwitz, il canone inverso, gli spazi bianchi, la magia degli strumenti. La vita è disseminata di accessi a questa dimensione speciale. 

«La musica è la voce interiore della vita, unisce il visibile e l’invisibile». 

Fuga non è un libro per melomani o professionisti della musica. È un saggio in forma di racconti: che cosa significa suonare e ascoltare? Roberto Carretta (Torino, 1963) saggista, ha scritto libri che spaziano dall’arte alla letteratura, agli scacchi, al mito, al simbolismo del cibo, tra questi: Tavole d’autore, Il leone verde, 2011. È anche poeta, traduttore e ha curato La condizione umana di Aldous Huxley.

(immagine: Il fuggitivo, Luisa Jacobacci 2020)

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